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Foto Capitolo 25

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Tutta la vita davanti agli occhi. Nn solo emozioni primarie...

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Foto Capitolo 1

TUTTA LA VITA DAVANTI AGLI OCCHI  

Nn solo emozioni primarie...

 

Scrivere è sempre stato terapeutico per me, sin dai tempi della scuola elementare quando stavo male scrivevo, mi permetteva di riordinare il caos interno, di scaricare la negatività, la sofferenza, la rabbia e l’aggressività rielaborandole in qualcosa di più sano.

Tutt’ora quando sto male scrivo. Cerca di dare vita ai miei sentimenti e nel momento in cui li tramuto in parole è come se li tirassi fuori dal mio cervello, dal mio cuore, dal mio corpo, è come se li allontanasse dalla mia anima.

Scrivere per è più terapeutico della psicoterapia. Parlare con lo psicoterapeuta mi permette di scaricarmi solo momentaneamente, esattamente la stessa funzione del pianto. Invece mettere nero su bianco mi permette di ottenere maggiori risultati. Sì, la scrittura è più efficace del dialogo, le parole comunque non rimangono e i ricordi ne deformano i significati.

Quando scrivi sei costretto a rileggere i tuoi pensieri, che inevitabilmente acquistano maggior risonanza. Provate quando state male. Non importa come e cosa scriverete, tanto non lo leggerà nessuno, a meno che non lo vogliate.

Questo libro è un ROMANZO AUTOBIOGRAFICO dove realtà e fantasia si mescolano affinché sia più difficile capire cosa è prodotto dalla mente e cosa è vita reale.

Molti fatti e storie sono realmente accaduti e alcuni protagonisti sono tutt’ora vivi e vegeti, mentre altri sono già morti e pochi sono di pura invenzione. 

Sta a voi scoprire quali sono quelli reali e quali sono quelli inventati. NIENTE NELLA VITA è PURAMENTE CASUALE, ANCHE QUELLO CHE PRODUCE LA FANTASIA HA SEMPRE UNA BASE REALE.

Capitolo 1 - PAURA

La mia morte

Bip bip bip bip bip bip bip bip bip…

Non capisco dove sono, è come se fossi sospeso. Mi sento fuso

e confuso, direi sconvolto. Devo essermi fumato qualcosa di veramente buono.

…bip bip bip bip bip…

Mi sento stordito ma la sensazione è di immenso piacere.

Percepisco dei suoni, sono a cadenza regolare.

…bip bip bip bip bip…

Sento un forte odore penetrante, che mi è familiare, sembra disinfettante. Non riesco ad aprire gli occhi, non vedo niente ma non ho paura, mi sento come a casa.

...bip bip bip bip bip…

Sono stanchissimo, voglio dormire ma non ci riesco.  I suoni si

moltiplicano e aumentano di frequenza e intensità, adesso non sono più regolari.

…bip bip blin blin bip bip dlin dlon beep beep…

Sento il mio respiro, …puff…puff…puff…, sento il mio cuore

battere, ...tum…tum…tum…tum, batte sempre più forte, tutum…tutum…tutum… pumpum…pumpum…pum…pum…pum…

Sento una voce gridare: “Presto lo stiamo perdendo...”, ma non riconosco il significato delle parole.

…Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…

 ...Mi chiamo Luca Sola e sono romano d’adozione. Zia Lidia, prima crossdresser,  poi transgender e infine operata, mi chiamava, insieme a tutti i suoi amici romani Mr.Sola o più semplicemente Sola!

Sono molto vecchio, che brutta parola, fa pensare a qualcosa da buttar via, quindi diciamo che sono antico.

Oggi forse morirò, ci siamo quasi, ma meglio diventare vecchi… ohps antichi,  che morire giovani e io non posso lamentarmi.

Nessuno sa esattamente la mia età, neanch’io. Ho più o meno 100 anni, qualcuno di più o qualcuno di meno, ma grazie a Dio non li dimostro!

...L’età è una delle tante categorie idiote inventate dalla nostra

società, che da un lato semplificano la vita ma dall’altro ti rendono schiavo, come chiuso dentro una gabbia.

L’ossessione per il tempo, un artefatto da tenere sempre sotto controllo, una malattia sociale che porta alla nevrosi.

C’è un tempo per avere figli, un tempo per studiare, un tempo per lavorare, un tempo per andare via di casa, un tempo per morire, un tempo per sposarsi… non c’è tempo.

L’età che hai è quella che dimostra il tuo corpo e il tuo cervello, come per gli animali cresciuti allo stato brado ...  (continua)

Capitolo 5 - DESIDERIO SESSUALE

La Naja, Alpino 4° Scaglione '93

Le immagini cambiano ancora, ecco un'altra puntata della mia vita.  Sono alla chiamata della leva. Devo fare il Servizio Militare, sono un Alpino, fuciliere assaltatore!

La naia, che esperienza! L’ho vissuta come se vivessi 24 ore su 24 ore in una dark room. Ho fatto il militare e aggiungerei che oltre ad averlo fatto mi sono fatto un casino di militari, di tutti i gradi...

...Rivedo la mia partenza per servizio di leva obbligatorio, era il 21 aprile 1993. I miei mi accompagnarono alla stazione Porta Nuova di Torino. Saranno state le 4.30 della mattina.

Lungo i binari c’erano già altri ragazzi, alcuni con le loro famiglie e altri da soli. C’era chi piangeva, chi fumava e chi rideva.

Io ero eccitatissimo e non vedevo l’ora di vivere questa nuova esperienza. Ammetto che avevo un po’ paura di ciò che non conoscevo ma l’adrenalina che la paura produce mi ha da sempre dato forza ed energia.

La nostra destinazione per il Car (Centro Addestramento Reclute) era Merano, in provincia di Bolzano. Dovevamo fare 2 cambi-treno, 1 a Udine e 1 a Bolzano. Furono 30 giorni bellissimi, mi sembrava di essere in  gita in un convento o in un college maschile.

Tutti questi maschi insieme non li avevo mai visti, neanche in un locale gay...

...Sarei dovuto rimanere a Bolzano per tutta la durata del militare, se non fosse che presentai la domanda di partecipazione alle “Missioni di Pace” in Mozambico e Somalia. Che furbone che ero stato!

...Appena arrivai a Pinerolo, alla Caserma Berardi, Battaglione Susa, Brigata Taurinense, 3° Reggimento Alpini, 45°Fine modulo

compagnia, 36° plotone, mi dettero l’incarico di fuciliere assaltatore, 30A.

Il nostro motto era “A brusa: suta ‘l Susa” e ,sì, bruciavamo davvero!

Dovevo capirlo subito che c’era la fregatura, Pinerolo era il paese dove era nata la Lunanera e il suo fluido negativo mi colpiva ma non mi affondava! Era la fine di maggio e dopo 36 ore, il tempo di darci zaino, fucile, nuove divise, anfibi, cinturoni, la trousse e tutto il necessaire di un vero militare alpino, ci spedirono a Limone Piemonte per l’addestramento...

...Quando vidi Silvio sentii un tonfo al cuore, il mio primo Silvio, il mio primo amore...   (continua)

Foto Capitolo 9

Capitolo 9 - OSS

Operatore Sessuale Specializzato

Quando conobbi Zia Lidia avevo circa 20 anni e avevo terminato da qualche mese la naia. Ero in vacanza a Riccione e una sera di quell’estate d’agosto andammo a ballare al Cocoricò.

Ero con le solite 2, Donata e Moana e in pista davamo spettacolo, i nostri balli erano dei veri e propri rapporti sessuali e Zia Lidia si unì a noi, in tutti i sensi!

Subito mi resi conto che non ci saremmo mai più lasciati, fino alla morte, la sua!

...Io mi stavo leccando le ferite per la fine del mio primo amore, del mio primo Silvio e lei era spuntata giusto a fagiolo!

Rappresentava per me una madre, un’amante, un’amica, un sostegno morale, psicologico ed economico...

...Zia Lidia perdette la madre a 8 anni per un cancro ai polmoni, nonostante non fumasse. Non ricordava quasi nulla della sua infanzia, era come se fosse nata a 8 anni. I primi anni delle sua vita erano stati cancellati, rimossi e segregati nell’inconscio.

Aveva solo dei ricordi frammentati di lui che rideva e giocava con sua madre in giardino all’età di 5 anni e di lei che lo aiutava a fare i compiti. Mi diceva sempre che quando sorridevo gliela ricordavo.

Dopo la morte della madre, il padre, già alcolizzato, non smise di bere e diventò ancora più aggressivo e violento.

Cominciò a sfogare sul povero bambino tutta la sua rabbia che prima riversava sulla moglie.  Adesso non c’era più nessuno a proteggerlo.

Iniziò cambiandogli il nome, la chiamava Pina. Lei ha sempre odiato quel nome e noi, per rispetto, la chiameremo come lei voleva, cioè Lidia.

Quando erano soli in casa, lo trattava come se fosse una bambina. Appena rientrava da scuola, doveva vestirsi e pettinarsi da ragazzina.

 Tutti i giorni il padre gli lasciava sul letto i vestiti e gli accessori che  doveva indossare quando rientrava da scuola.

Una volta vestito doveva fare le faccende di casa: pulire, cucinare, apparecchiare, lavare, spolverare … prima che il padre rientrasse dal lavoro super ubriaco...l’aveva sostituito con la madre...

 ...Altri ricordi riemergono dalla mente...vedo il “Bed&Breakfast Zia Lidia: vitto, alloggio e tanto amore”, chiamato così in onore di Zia, in via Borgognona angolo via del Corso. 

Angela Berlino, la nipote di Zia, l’aveva aperto insieme a me. Il lavoro non ci è mai mancato, Zia ci proteggeva da lassù!

Angela mi salvò, nonostante tutti i suoi difetti, ne aveva tanti. Mi aiutò a uscire dalla depressione: la prima volta per la morte di Zia Lidia e la seconda volta per il conflitto sui figli...    (continua)

Foto Capitolo 15

Capitolo 15 - RABBIA

Un figlio a tutti i costi

Un’ intera esistenza per un sogno.  Sin da bambino sognavo una vita e una famiglia così. Ho avuto 2 mogli, Luana e Cristina, dalla prima ho divorziato e della seconda sono rimasto vedovo prematuramente.

Ho avuto anche un “marito”, Silvio, e numerosi amanti che si chiamavano come lui, così non potevo sbagliare! Questo nome mi ha perseguitato per tutta la vita...

...5 figli: 3 femmine con Cristina, Moana che porta il nome di sua madre morta durante il parto, Lidia come la Zia, Lucrezia come mia nonna materna; 2 maschi con Luana, gemelli eterozigoti, Rocco e Tancredi.

Tutti portano il mio cognome, anche se 1 è figlio biologico di Silvio ma nessuno l’ha mai saputo per molto tempo.

Mi sono sempre sentito un po’ come Giulio Cesare, quello assassinato nel 44°a.C., “omnium mulierum virum et omnium virorum mulierem”, ovvero marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti. Io aggiungerei anche “et pater omnium filiorum”, e padre di tutti i figli...

...Quando ero appena adolescente, con le mie amiche dicevamo che saremmo andati a vivere tutti insieme. Sognavamo di costruire la nostra casa-famiglia. Desideravamo una piccola fattoria vicino al parco La Mandria, nelle Valli di Lanzo, magari ai Port Dij Gai a Venaria Reale, detta anche “Piazza Corleone”, dove eravamo nati e cresciuti.

...negli anni Port Dij Gai, un luogo vicino al fiume la Stura che delimitava il confine tra il paese di Venaria e quello di Borgaro-Caselle, dove d’estate si andava  prendere il sole, venne ribattezzato dalla colonia siciliana “Porti Gai” e successivamente grazie a noi, figli di meridionali di seconda e terza generazione, diventò Venaria Beach.

Non ci sentivamo né Piemontesi né Siciliani, eravamo Torinesi di Venaria Reale!

Fantasticavamo su come sarebbe stata la nostra vita. Io, l’unico uomo della casa, il patriarca e loro, le madri dei nostri figli.

...Volevo la mia casa-famiglia. Volevo 1 figlio. Anzi come mia suocera ne desideravo almeno 2, così qualsiasi cosa mi fosse successa, non sarebbero mai stati soli.

Silvio non voleva assolutamente diventare padre ed io volevo un figlio a tutti i costi. Non voleva assumersi impegni o responsabilità, e ne aveva tutti i diritti. Esattamente come io avevo il diritto di assumermi le responsabilità e gli impegni di un genitore.

Lui mi metteva davanti a una scelta: lui o i miei figli. Io odiavo scegliere, mi si congelava il sangue ogni volta che mi trovavo di fronte una scelta, il mio grande dilemma: perché scegliere se posso e se voglio avere tutto...    (continua)

Foto Capitolo 21

Capitolo 21 - FELICITA'

Mai un figlio etero

Sono stato un padre ansioso e troppo apprensivo. Spero di essere stato poco autoritario e molto autorevole, ma ho dei dubbi in proposito!

Ho vissuto con angoscia e terrore il periodo dell’adolescenza dei miei figli, soprattutto per le ragazze. Mi struggeva l’idea che potessero essere etero.

Il solo pensiero che un uomo potesse mettere le sue viscide mani sulle mie bambine mi mandava fuori di testa, non riuscivo ad accettarlo. Con i gemelli, in quanto maschi, sono stato meno apprensivo, insomma, come dire, lo dovevano usare! Certo 2 figli etero sono un po’ pesanti da accettare! Sempre a parlare di patata, anche a tavola, che noia!

Soffrivo di eterofobia e quindi ero eterofobico!

Il mio terrore era avere un figlio o un genero come l’onorevole Ignazio La Russa. Giuro, meglio drogato, almeno potevo provare a disintossicarlo! Oppure una figlia o una nuora come l’onorevole Mariastella Gelmini. Meglio mignotta, almeno avrebbe fatto un lavoro socialmente utile come Angela Berlino!

Pensate che a quei tempi alcuni incompetenti, sostenevano che genitori gay avrebbero cresciuto figli gay!!! Invece genitori etero crescono figli etero???

C’era una certa Giorgia, quella con gli occhi da pesce palla, non ricordo il cognome, sono passati tanti anni e lei è già trapassata da tempo. Blaterava di capricci ma bastava guardarla per capire che era stata un capriccio e anche poco amata, proprio per questo parlava così, poverina.

Erano fissati con la famiglia tradizionale come quella di Alessandra Mussolini, nipote del duce (nonno) e nipote di Sofia Loren (zia). Il marito era stato coinvolto nello scandalo delle baby prostitute, “accattatevill”. Dalla vergogna sparì da qualsiasi talk-show televisivo, si disintegrò per autocombustione, un vero peccato una donna di un’eleganza innata e di gran spessore!

“...Ma secondo voi esiste una normalità? E chi la decide sta normalità? È proprio questa idea di normalità che crea razzismo. Tutte le famiglie sono normali altrimenti si cresce pensando di essere diversi. Non c’è sfortuna o anormalità: si chiama vita, le infinite possibilità che la vita ti propone e ne scopriremo ancora molte in futuro. Quante ragazze madri in passato, in nome della normalità, sono state considerate delle puttane perché mettevano al mondo dei bastardi illegittimi ...” e guardai Silvio “... oggi loro e i loro figli sono considerati degli EROI di guerra. Fosse per la Meloni e Alfano e di tutti quelli che parlano di normalità sarebbero ancora considerate delle puttane e i loro figli dei bastardi.”

Facevo fatica a capire perché desiderare un figlio non etero fosse così strano.

Sognavo che si innamorassero di gay, figli di famiglie gay come loro. Mai successo. Sarebbe stato tutto più facile, ma niente da fare neanche un gay e tutti accasati con etero di famiglia etero, da più di 7 generazioni. Così dicevano, ma alla fine non erano proprio di razza pura, come tutti del resto!     (continua)

Foto Capitolo 5

Capitolo 13 - DISGUSTO

Maltrattamento, Stupro e Abuso Minorile

Il cervello carica altri fotogrammi, ancora risate e lacrime. I ricordi riaffiorano alla mente senza nessun controllo, non riesco a fermarli. Sento dolore e sofferenza, quelli ti rimangono sempre dentro, fino alla morte, ma con oggi è finita per sempre!

Lavoravo in ASL come psicoterapeuta... Ci occupavamo di maltrattamento, abuso minorile e di adozioni nazionali e internazionali. Era pesante, massacrante e difficile, infatti non resistetti molto, conoscevo i miei limiti e li conosco anche oggi che sto morendo.

Facevo fatica ad occuparmi di tutti quei casi senza farmi coinvolgere emotivamente, oltre a gestire la mole di lavoro per carenza di personale e fondi,  tagli alla sanità e bla bla bla…

Era il tempo del governo Berlusca, il papà della sosia di Lady Gaga, Marina. Era il periodo delle feste ad Arcore e delle cene a palazzo Grazioli. C’era Ruby rubacuori, leader africani e russi, prostituzione,  mafia, minorenni, coca e bunga-bunga, personaggi più o meno famosi, giornalisti da 2 euro, soubrette di terza e quarta categoria e così via. Bei tempi quelli, che nostalgia!

Torniamo al mio vecchio lavoro … dopo poco più di 3 anni, ero già in burn-out avanzato: continui colloqui coi carnefici e incontri di sostegno con le vittime; riunioni con l'equipe maltrattamento-abuso; relazioni psicologiche dei minori o dei genitori dei minori da scrivere al Tribunale in tempi brevissimi.

Odiavo i servizi sociali, le Comunità madre-bambino, l’ospedale e il Tribunale Ordinario; non sopportavo più i colleghi, gli assistenti sociali, gli avvocati, i giudici, gli educatori, gli psicologi e gli psicoterapeuti, sia cognitivi sia freudiani ortodossi. Era davvero impossibile sostenere tutte le loro richieste.

Il  vero problema era che provavo un odio profondo ed avevo istinti omicidi nei confronti di tutti i pedofili che dovevo seguire o che venivano seguiti dai miei colleghi. Erano padri, nonni, fratelli, zii, secondi mariti. Tutti etero che amavano tanto i bambini, li amavano troppo!

E che dire delle madri? Alcune erano complici, altre preferivano non vedere e non credere ai loro figli, poche ingenue e totalmente inconsapevoli, ma per me tutte in un modo o nell’altro erano assolutamente colpevoli per non aver protetto i loro figli.

Oggi, grazie al cielo, non è più cosi ma negli anni in cui lavorai in neuropsichiatria infantile, il massimo della pena che vidi dare a pedofili, fu di 5 miseri anni. Distruggevano vite che nessuna terapia al mondo avrebbe potuto ricostruire e dopo qualche anno, i bastardi, erano di nuovo fuori per "amare" ancora...nessuno proteggeva questi bambini e dovevo farlo io...    (continua)

Foto Capitolo 13

Capitolo 17 - PIACERE

La Lunanera

Luana era una mia amica d’infanzia, la mia migliore amica, l’unico punto fermo della mia vita. Tutti a Venaria Reale la chiamavano la Lunanera. Era perseguitata dalla sfiga, in tutte le sue forme. Qualsiasi cosa con cui venisse a contatto moriva.

Io ero parzialmente immune al suo fluido, anzi sembrava che più lei fosse sfigata più io fossi fortunato, un po’ come Paperino e Gastone.

...Non fu sempre così. Luana si trasformò nella Lunanera intorno ai 14 anni, quando una zingara dell’accampamento di Borgaro, dietro casa, le fece il malocchio!

...Non voleva studiare, così il padre, un guardiano notturno referenziato della ex FIAT, le trovò un posto nell’impresa di pulizie che si occupava di pulire l’ufficio del presidente.

In quel periodo, era la fine del XX secolo, mentre Luana lavorava e spargeva la sua negatività. Ben 3 presidenti cambiarono in pochi anni! 

La morte era sempre in agguato o era la Lunanera che iniziava a mietere le sue vittime?

Ogni presidente aveva dei capricci e delle virtù. Luana raccontava della gentilezza e galanteria dell’Avvocato, chiamato così anche se non lo era, Gianni Agnelli. Della discrezione del fratello Umberto e del tavolino rosso Ferrari in pelle, da 30 milioni di lire di Luca Cordero di Montezemolo.

L’ufficio era al Lingotto ed aveva le vetrate sul cortile. Prima di iniziare a lavorare, Luana apriva le finestre dell’ufficio e si fumava sempre un cannone. Quando c’era Giovanni si sedeva a fumarlo sulla sedia della scrivania, quando c’era Umberto appoggiava pure i piedi sulla scrivania e con Luca si buttava con tutti i suoi 90 kg sopra il tavolo di pelle al centro dell’ufficio.

Per circa 10 minuti fumava e fantasticava, sognando una vita migliore, poi il sogno finiva e andava a pulire il bagno del Presidente, dove si rendeva conto che la vita per lei era sempre un cesso!

Lo capiva dal fatto che solo la sala bagno del Presidente era più grande del suo appartamento!

Comunque, prima Giovanni, poi Umberto e infine si licenziò, salvando Luca. Quest’ultimo, secondo me, avrebbe dovuto accendere un cero alla Madonna!

Tutto ciò che toccava moriva e anche la FIAT, contagiata dalla sua negatività, morì nel lontano 2014, rinascendo sotto forma di FCA, e come diceva Angela Berlino: “Culo chiama culo, figa chiama sfiga!”...

(continua)

Foto Capitolo 17

Capitolo 25 - TRISTEZZA

La morte di nonna Angela

Un altro dèjà vu, vedo la morte di mia Nonna Angela, la mamma di mio papà. Le piaceva tanto mangiare e ballare, io le somiglio.

Il suo trapasso a miglior vita fu davvero esilarante, adesso che è il mio turno c’è ben poco da ridere!

...Avevamo una Berlingo, 3 posti davanti, 3 dietro e un bagagliaio abbastanza spazioso. C’era anche il portapacchi, con sopra il gommone di quasi 3 mt, riempito di bagagli e coperto con l’apposito telo.

Le ragazze, Cristina e Silvio erano già in Sicilia da circa 2 settimane. Si trovavano all’agriturismo Monte Salsa, a Montallegro, in provincia di Agrigento.

Le bambine erano entusiaste del posto. Un’azienda agricola estesa 300 ettari, situata in riva al mare e inclusa in una Riserva Naturale del WWF.

Una spiaggia lunga chilometri quasi deserta, con i suoi 100 ettari di bosco alle spalle, l’orto biologico, i numerosi pendii selvaggi che declinavano direttamente verso il mare, ricchi di fauna e di flora protetta.

Io, Luana, i gemelli che avevano circa 9 anni e i cagnolini dovevamo raggiungere il resto della famiglia. Era più o meno metà luglio, ma prima di raggiungerli dovevamo passare da Caltanissetta a lasciare Nonna Angela. Gliel’avevo promesso.

Luana era abbastanza giù e negativa in quel periodo, va beh era sempre così. Usciva dal suo quinto matrimonio, nuovamente vedova!

...era estate, più o meno metà luglio. La matriarca se ne andò alla grande, lasciando un segno nella nostra famiglia. Per generazioni si sarebbe parlato della sua morte in piena estate, durante il viaggio Torino-Caltanisetta. Nonna aveva quasi 100 anni quando morì, circa mezzo secolo fa!

...decise di lasciarci alle prime luci dell’alba in macchina, in autostrada, con il condizionatore rotto, circa 40°C e 90% di umidità.

Pregava sempre. Appena appoggiava il sedere sul sedile dell’auto, si faceva il segno della croce e via.

L’avevamo lasciata che diceva il rosario a Santa Rita da Cascia seduta dietro coi bambini, felicissima di ritornare per l’ultima volta nella sua terra dove era nata e cresciuta, lì secca l’abbiamo trovata!

Sicuramente era stata Luana, non a caso veniva chiamata la Lunanera, tutto ciò che toccava moriva!

L’ultimo desiderio di nonna era di tornare in Sicilia e noi l’avremmo riportata a qualsiasi costo...     (continua)

Il libro è DEDICATO A TUTTI I FIGLI DEL MONDO: 

ai figli non ancora nati e ai figli mai nati, ai figli delle puttane e ai figli senza genitori, ai figli dei gay e ai figli degli etero, ai figli con un genitore e ai figli con 4 genitori, ai figli desiderati e ai figli non voluti, ai figli morti e ai figli maltrattati, abusati e massacrati...

Foto Capitolo 25

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